Primo trapianto di rene di maiale su essere umano

Per la prima volta al mondo, il 16 marzo scorso, è stato eseguito con successo il trapianto di un rene di maiale geneticamente modificato in un uomo di 62 anni affetto da malattia renale cronica terminale. Questa procedura apre le porte ad un potenziale processo per sopperire alla cronica carenza di organi disponibili per il trapianto in generale, e crea nuove prospettive nella specifica lotta contro le malattie renali.

Il percorso che ha portato all’intervento appena realizzato, è costellato di test e ricerche che sono iniziate valutando il trapianto da animali di specie differenti, passando per pazienti in stato vegetativo, sino al recente intervento.

Per procedere al trapianto si è proceduto a modifiche genetiche nel maiale per ridurre al minimo il rischio di rigetto e di infezioni.

Il trapianto di rene da un maiale a un essere umano richiede una serie di passaggi critici per minimizzare il rischio di rigetto del nuovo organo da parte del sistema immunitario del ricevente e per prevenire infezioni e altre complicazioni. Il rene di maiale è stato sottoposto a modifiche genetiche utilizzando la tecnologia di editing CRISPR-Cas9, sia per rimuovere geni suini che codificano per prodotti contro cui agisce il sistema immunitario, che per l’aggiunta di geni umani per migliorare la compatibilità del rene,

Inoltre, il paziente ha ricevuto farmaci monoclonali progettati appositamente per sopprimere le reazioni immunitarie contro il tessuto suino. Tutti questi interventi sono stati attentamente testati su modelli animali per sviluppare un protocollo ottimale per l’applicazione negli esseri umani.

I tassi di malattia renale cronica sono in aumento, rendendo la carenza di organi un limite di importanza significativa. In questo contesto, il successo del trapianto di rene rappresenta una speranza concreta per milioni di pazienti in tutto il mondo, sebbene il percorso sia ancora lungo prima che simili interventi divengano di routine.

Insufficienza renale cronica (IRC), di cosa si tratta?

L’IRC è definita come una riduzione persistente della funzione renale, associata a una diminuzione della filtrazione glomerulare (FG), che rappresenta la misura della capacità dei reni di filtrare il sangue. Può essere causata da una varietà di condizioni mediche, tra cui diabete mellito, ipertensione arteriosa, ecc., e può evolvere in vari gradi di severità che classificano la compromissione della funzione renale.

Grado I: ridotta funzione renale con normale filtrazione glomerulare, ci sono evidenze di danni renali, come la presenza di proteine nelle urine (proteinuria) o anomalie nella morfologia renale.

Stadio II: ridotta funzione renale con lieve riduzione della filtrazione glomerulare, il paziente può ancora non manifestare sintomi evidenti, la proteinuria e altre anomalie sono più significative.

Stadio III: moderata riduzione della filtrazione glomerulare, i pazienti possono iniziare a manifestare sintomi come affaticamento, edema e aumento dei livelli di creatinina nel sangue.

Stadio IV: grave riduzione della filtrazione glomerulare, la funzione renale è significativamente compromessa, con un rischio elevato di complicazioni, può essere necessaria la dialisi o il trapianto di rene.

Stadio V: insufficienza renale terminale, è lo stadio più avanzato dell’IRC, in cui la funzione renale è così gravemente compromessa da richiedere trattamenti specifici come la dialisi o il trapianto di rene.

Dieta e attività fisica nel trattamento e nella prevenzione

Dieta e attività fisica possono contribuire alla prevenzione di alcune manifestazioni, in particolare quelle che sono conseguenza di altre condizioni clinicamente di rilievo, come il diabete e l’ipertensione. Quindi pur non potendo prevenire tutte le cause di IRC, su alcune (per altro quelle statisticamente più numerose), lo stile di vita può contribuire a evitare o ritardare tale manifestazione clinica.

Ma anche nei casi in cui l’IRC è manifesta, l’alimentazione (in questo caso si parla di dietoterapia) e l’attività fisica concorrono a controllare e quindi contenere l’aggravarsi della condizione.

Anche per soggetti che si trovano tra il IV e il V grado, e non sottoposti a dialisi (circostanza che modifica l’approccio), si suggeriscono le seguenti linee di condotta.

Frequente attività fisica, anche quotidiana, finalizzata (tra l’altro) a un maggiore controllo del peso corporeo. Il sovrappeso aggrava significativamente la situazione.

In linea generale occorre ridurre la quantità di proteine, potassio, sodio, fosforo. Tuttavia la quota proteica deve garantire il fisiologico fabbisogno in rapporto a età, sesso, peso, e attività fisica svolta.

Secondo le linee guida la quota proteica deve essere intorno agli 0,7g per Kg di peso corporeo (valutato sul peso ottimale e non su quello reale), di cui circa il 75% a elevato valore biologico (uova, carne e pesce, con i limiti sotto elencati). I grassi devono essere mantenuti tra il 25% e il 30% della quota calorica totale, la restante frazione è riservata ai carboidrati.

Le quantità totali di carboidrati da assumere nel corso del singolo pasto, o provenienti dal medesimo alimento glucidico (pane, pasta, riso), ecc. devono essere contenute, distribuendo gli alimenti nel corso di più assunzioni.

La quota calorica deve essere stabilita a seconda dell’età, per soggetti sotto i 60 anni circa 35Kcal/Kg peso ideale, sopra i 60 anni 30Kcal/Kg peso ideale. Il deficit calorico in ogni caso dovrà essere particolarmente graduale nei casi in cui si ricerchi anche un calo ponderale. Il sovrappeso è una componente negativa per l’insufficienza renale. Se fumatori smettere di fumare.

Alimenti da evitare:

Condimenti e affini: sale aggiunto e prodotti salati in genere (es.: conservati in salamoia), dadi da brodo o insaporitori con sale, burro, lardo, strutto, maionese, margarina, ketchup, e prodotti affini, salse industriali in genere, sale dietetico, salsa di soia, concentrato di pomodoro.

Bevande: alcolici e super alcolici, bevande gassate di qualsiasi tipo, succhi di frutta.

Carne, pesce, salumi: carne e pesce in scatola, insaccati e affettati di qualsiasi tipo (è possibile introdurre con grande moderazione prosciutto crudo,  bresaola o prosciutto cotto magro), frattaglie, carni grasse e selvaggina, crostacei, molluschi, frutti di mare in genere, baccalà, anguille, sardine, calamari, polpo, seppia, cozze, vongole e prodotti simili.

Snack, pasta e prodotti da forno: snack salati di qualsiasi tipo, cereali integrali e altri prodotti da forno integrali, cracker, grissini, paste ripiene (es.: ravioli, tortellini, e simili), cereali e farine integrali in genere;

Latte e derivati: formaggi stagionati e freschi (salvo specifiche eccezioni).

Frutta e frutta secca: frutta secca (noci, mandorle, nocciole, pinoli, ecc.), semi (semi di zucca, semi di sesamo, semi di girasole, ecc.), frutta essiccata (uva passa, prugne secche, fichi secchi, datteri, ecc.), frutta sciroppata, castagne, banane, melone, avocado, albicocca, cocco fresco, fichi, mango, melograno, more, papaia, pesche, pesca noce, ribes, susine e uva spina.

Verdure: broccoli, carciofi, cardi, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, cavolo, cicoria, cime di rapa, zucca.

Dolci e simili: cioccolato, dolci e dolciumi, creme, panna, gelati, brioche e prodotti analoghi.

Metodi di cottura consigliati: al vapore, al forno, alla griglia, in padella antiaderente, microonde, in ogni caso senza l’aggiunta di prodotti grassi (es.: frittura, in padella su base oleosa, ecc.). Nel caso delle verdure o delle patate  usare abbondante acqua, da cambiare a metà cottura. Nel caso dei legumi prevedere un lungo ammollo prima della cottura, e il cambio dell’acqua nel corso della cottura.

Integrazione: valutare, previo parere del medico curante, l’integrazione a basso dosaggio di vitamina D (salvo valori nella norma); e l’integrazione di omega 3, soprattutto in concomitanza di valori alterati di colesterolo totale e/o trigliceridi.

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