L’idea di meccanismi nascosti, di accordi segreti, di affari che non vengono comunicati, il tutto ordito per oscuri piani di lobby, politica e poteri più o meno forti, ma che tuttavia vengono regolarmente e platealmente smascherati su internet e sui social network, nella comodità della propria stanzetta e con solo l’ausilio di uno smartphone, è ormai divenuta il leitmotiv degli ultimi anni.
È tutto un tripudio di: “sveglia!!!”, “non ce lo dicono”, “è stato appena scoperto”, “basta documentarsi”, “lo dice anche un premio Nobel”, “ragiona con la tua testa”, “fatevi qualche domanda”, ecc. Il fatto che tipicamente queste frasi siano ripetute da una specifica nicchia di persone, fomentate da un medesimo nucleo accentratore di interessi, è emblematico.
Ed è inutile chiedere loro dettagli o evidenze scientifiche, replicheranno: “informati!”, perché non hanno la minima idea di quel che dicono, e pensano di restare custodi di chissà quale scoperta. In altri casi esibiranno titoli di qualche giornale-spazzatura o video di youtube, che sono in ogni caso la conferma ulteriore che non hanno idea di quel che dicono.
Lo stesso copione si ripete con un po’ tutto: scie chimiche, terra piatta, vaccini, erbe miracolose contro il cancro e terapie nascoste, terremoti, cambiamenti climatici, 5G, rettiliani, auto elettriche, e in genere ogni cosa di cui non capiscono la complessità.
Ma chi ci guadagna? E quanto?
Negli ultimi anni la politica delle fake news è stata assolutamente premiante sotto il profilo economico, con emittenti radiofoniche locali che hanno visto aumentare la loro visibilità a livello nazionale (e conseguentemente hanno aumentato il fatturato legato agli sponsor), trasmissioni televisive che, cambiata la scenografia dello studio, ruotano sui soliti 4 personaggi e prevalentemente sulla medesima emittente, testate giornalistiche che pur essendo degli ossimori fin dal titolo riescono a riciclare personaggi altrimenti scomparsi, attori e soubrette sul viale del tramonto che tornano in auge almeno per qualche mese, e naturalmente gestori di pagine web che, con la leva fornita dai social network, sfruttano il click bait per fatturare.
In tutto questo non manca di sporcarsi le mani la politica, già premiata in passato con l’esca del: “guarda cosa abbiamo scoperto”, “siamo la gente”, “non ce lo dicono”, grazie al cui martellamento movimenti politici sorti dal nulla hanno strappato ampi consensi, sino a situazioni più recenti di alcuni cambia casacca che, dopo aver girovagato da un partito politico all’altro, hanno pensato perlomeno di provare a farsene uno proprio, raccattando i voti di complottisti e visionari.
Non è mancato di unirsi a questo sgangherato carrozzone anche qualche professionista che, non essendo riuscito a conquistare la visibilità agognata per mezzo del proprio ambito disciplinare, ha accettato di diventare il fornitore di una sorta di imprimatur che potesse dare maggiore valore a tante farneticazioni. Non essendo mai stato considerato un luminare tra i suoi pari, ha preferito essere considerato tale da chi non ha evidenti strumenti cognitivi e culturali per poter valutare.
In altri termini “meglio primo in Gallia che secondo a Roma”, aveva una sua valenza non solo per Giulio Cesare, ma anche ai giorni nostri.
Prima di rispondere alla domanda su chi e quanto ci guadagna, occorre chiedersi: da cosa nasce il bisogno e il fascino verso le teorie del complotto?
Negli ultimi anni l’interesse per le teorie del complotto è aumentato notevolmente, spingendo molte persone a credere a spiegazioni alternative rispetto a quelle ufficiali. Queste teorie, per altro prive di supporto empirico (e ancor meno scientifico), si basano su una molteplicità di fattori che possono influenzare la percezione e il giudizio delle persone.
Uno dei fattori principali che le alimentano è la diffidenza verso le autorità e le istituzioni ufficiali. Le persone che aderiscono a queste teorie in genere sono convinte che le informazioni diffuse dai governi o dai media tradizionali siano false o manipolate. Spesso si tratta di persone che sono o si sentono emarginate dalla società e cercano di trovare un senso di appartenenza in gruppi che condividono le loro stesse convinzioni. Il villaggio globale del web unisce circostanze che, pur esistenti anche prima, perlomeno non riuscivano a fare ulteriori proseliti in chi era fondamentalmente border line.
Un altro fattore, forse più profondo, è la tendenza umana a cercare pattern e connessioni anche quando non ci sono, la mente è predisposta a cercare spiegazioni causali, anche in situazioni complesse e caotiche. Questa tendenza può portare le persone a vedere connessioni e causalità dove in realtà non esistono, e molte teorie si basano su correlazioni casuali e non causali, ma che sembrano convincenti perché rispondono alla tendenza, e alla necessità umana di cercare spiegazioni. Ma rispondono anche al bisogno di semplificare sino all’estremo elementi complessi, che dall’estrema semplificazione subiscono però una distorsione concettuale, che porta a conclusioni e deduzioni totalmente errate.
Anche la sostanziale mancanza di controllo sulla propria vita è un elemento determinante, molti individui si sentono impotenti di fronte a situazioni complesse e imprevedibili, come le crisi economiche o le pandemie, e cercano spiegazioni semplicistiche che permettono loro di avere un senso di controllo sulla situazione. Le teorie del complotto offrono una spiegazione facile e convincente per problemi complessi, e soggetti che intimamente sanno di non possedere competenze specifiche, per una volta pensano di essere al di sopra di chi una data materia l’ha magari studiata per una vita. Non di rado (si) ripetono: “non serve una laurea per capirlo”. Non che una laurea sia naturalmente uno scudo protettivo nei confronti delle fake e delle teorie del complotto, come meglio chiarito di seguito.
Sebbene le persone che credono alle teorie del complotto possono provenire da qualsiasi estrazione sociale o culturale, alcuni studi hanno identificato dei tratti comuni che li caratterizzano.
In particolare sono spesso influenzate da una maggiore percezione di minaccia o insicurezza, con una tendenza a credere che ci siano forze nascoste che minacciano il loro mondo. Possono essere più propense a credere in idee paranoidi o a sentirsi perseguitati, anche come risposta al percepirsi emarginati dal sistema e al bisogno di accettazione e approvazione.
Dal momento che in politica i voti si contano e non si pesano, è inevitabile che anche le fake news e le teorie alternative siano utilizzate come strumenti per alimentare la polarizzazione o per screditare l’avversario. Spesso queste teorie vengono diffuse da forze politiche nel tentativo di creare una narrazione alternativa rispetto a quella ufficiale, al fine di consolidare il proprio consenso.
Non di meno sono impiegate per creare un clima di paura e di insicurezza, che porta le persone a cercare soluzioni semplicistiche e a fidarsi di figure autoritarie che le offrono. Non a caso i politici che le propongono cercano di presentarsi come unica soluzione ai problemi con ricette immediate e di facile comprensione.
Ma le teorie del complotto sono anche un metodo che assolve alla necessità di mascherare la propria inefficacia o la propria incapacità ad affrontare problemi complessi. Infatti non di rado sono utilizzate come pretesto per non affrontare problemi reali e complessi, come ad esempio i cambiamenti climatici, la crisi economica o le pandemie.
Non ultimo alcune forze politiche diffondono teorie del complotto e fake news perché hanno interessi diretti nel farlo, ad esempio in quanto spalleggiate e sostenute a loro volta da alcune lobby industriali che hanno a cuore la difesa dei propri interessi economici e il proprio status quo, che rischia di essere messo in discussione ad esempio per via di nuove filiere alimentari.
Resta certamente sorprendente come simili teorie, pur in assenza di basi scientifiche, o alimentate per mezzo di distorsioni dei costrutti e dei dati statistici, sostenute da prove deboli o addirittura inesistenti, riescano a guadagnare popolarità in modo sorprendentemente veloce e a influenzare l’opinione pubblica.
Alcune persone e aziende utilizzano le teorie del complotto per vendere prodotti o servizi, proprio sfruttando la paura o l’insicurezza delle persone. Spesso per tramite di richieste di finanziamento per continuare a garantire quella che definiscono una informazione libera, altre volte organizzando convegni a pagamento in cui non fanno altro che aumentare e consolidare uno zoccolo duro disposto a spendere sempre di più. Altre volte proponendo prodotti definiti naturali o alternativi sulla scia di una presunta pericolosità di farmaci convenzionali, o sulla presenza di sostanze tossiche negli alimenti.
Tra l’altro il vantaggio delle fake news è la possibilità di essere scritte con toni sensazionalistici, senza bisogno di spiegazioni lunghe e complesse (che spesso disorientano e non attraggono), e naturalmente non dovendo esibire delle prove documentali con valenza scientifica.
Quindi, per rispondere al titolo stesso di questo post, quello che lobby e politica non vogliono far sapere, riguarda il guadagno che per loro deriva, di tipo diretto o indiretto, propagandando continuamente teorie del complotto e fake news.
Uno studio pubblicato[1] ha dimostrato che le notizie false ricevono mediamente 6 volte più interazioni rispetto a notizie di fonti attendibili, e stando ad un rapporto del News Guard[2], il 7% delle fonti di informazione online distribuite tra Europa e Stati Uniti, si occupano in modo specifico di diffondere notizie infondate. Secondo la medesima fonte i ricavi che generano solo dalle pubblicità è di 2,6 miliardi di dollari l’anno. Per non considerare tutte le restanti attività connesse e già citate, inclusa la vendita di monili e talismani che, di volta in volta, sono proposti per ridurre ogni tipologia di rischio.
Anche l’idea di una élite di persone che, per i complottisi, mira a controllore il mondo, si infrange contro la vera élite delle fake news, stando all’indagine del Center for Countering Digital Hate, appena 12 persone da sole, sono responsabili di una macchina che produce il 65% di tutte le false notizie in circolazione (dato del 2021).
Chi afferma di voler combattere poche “famiglie di potere”, si scopre che nella realtà dei fatti è soggiogato da una dozzina di persone prive di scrupoli.
Questo post è tratto dal libro: Un grillo nel piatto. Cosa sapere sull’uso alimentare degli insetti.
[1] Dwoskin E, Misinformation on Facebook got six times more clicks than factual news during the 2020 election, study says, 4 sep 2021, washingtonpost.com https://www.washingtonpost.com/technology/2021/09/03/facebook-misinformation-nyu-study/ data ultima consultazione 28/03/2023
[2] Skibinski M, Special Report: Pubblicità sui siti che pubblicano disinformazione, newsguardtech.com, https://www.newsguardtech.com/it/special-reports/miliardi-di-dollari-di-pubblicita-ai-siti-che-pubblicano-disinformazione-newsguard-comscore-report/ data ultima consultazione 28/03/2023
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