Il paradosso dell’attività fisica: quando essere sedentari è (quasi) meglio!

Che l’attività fisica produca ricadute a 360° sullo stato di salute  delle persone è un concetto che non necessità neppure di approfondimento. Il concetto del paradosso dell’attività fisica fa emerge tuttavia che, contrariamente all’opinione comune, l’attività fisica non è sempre benefica per la salute. In particolare mentre lo svolgimento nel corso del tempo libero è generalmente salutare, quella svolta in ambito lavorativo può non essere vantaggiosa e può persino essere significativamente dannosa.

Il Paradosso dell’Attività Fisica

Il paradosso si basa sull’osservazione che l’attività fisica lavorativa, come quella svolta dai lavoratori manuali (ad esempio, addetti alle pulizie, operai, magazzinieri, ecc.), può portare a una salute peggiore rispetto a coloro che svolgono attività fisica moderata o sono perfino sedentari nel loro contesto lavorativo. Questo fenomeno è stato osservato in vari gruppi occupazionali, come addetti alle pulizie e operai, che nonostante un alto livello di attività fisica, mostravano una forma fisica inferiore rispetto a chi era impegnato in un lavoro d’ufficio.

Questo aspetto non solo dovrebbe far riconsiderare il concetto di soggetto attivo o sedentario ai singoli individui, ma anche ai professionisti del settore sanitario, ai nutrizionisti, e agli esperti di attività motoria, al fine di riconsiderare l’impatto dell’attività lavorativa sui propri clienti e pazienti.

Fattori Contribuenti al Paradosso

Diversi fattori contribuiscono a questo paradosso, tra questi:

  1. Durata e intensità: L’attività fisica di tipo “lavorativo” tende a essere prolungata e di bassa intensità, senza picchi che aumentano significativamente la frequenza cardiaca;
  2. Mancanza di riposo e recupero: Mancanza di periodi di riposo adeguati che sono essenziali per il recupero fisico e per i processi di supercompensazione (per la quale manca in ogni caso la modulazione dell’intensità);
  3. Pressione sanguigna e frequenza cardiaca: Attività lavorative manuali possono portare a pressione sanguigna e frequenza cardiaca elevate per lunghi periodi, al contrario di quanto accade nei contesti allenanti specifici;
  4. Infiammazione e stress: Livelli elevati di attività fisica lavorativa possono essere associati a livelli più alti di infiammazione e stress fisico, con ricadute di tipo ormonale;
  5. Controllo e autonomia: A differenza delle attività del tempo libero, le attività lavorative non offrono lo stesso livello di controllo e scelta, contribuendo a effetti negativi sulla salute mediati anche dallo stato emotivo.

Differenze tra attività fisica lavorativa e nel corso del tempo libero

L’attività fisica nel tempo libero è spesso di intensità moderata o medio alta, con periodi di svolgimento precisi, cui seguono fasi di riposo e recupero codificate. Questo tipo di svolgimento tende a migliorare la forma fisica, ridurre lo stress e avere effetti benefici generali sulla salute. L’attività fisica lavorativa non soddisfa questi criteri, è lungamente protratta e non organizzata al fine di determinare adattamenti progressivi, oltre a non avere le ricadute emotive tipiche delle attività del tempo libero, questo porta a un decadimento della forma fisica e potenziali rischi per la salute.

Ricerche e Studi

Studi condotti su gruppi occupazionali con alti livelli di attività fisica di tipo lavorativo hanno dimostrato che l’introduzione di esercizi fisici specifici, anche di breve durata, può migliorare significativamente la forma fisica e la salute generale. Questo non solo conferma che il tipo, la qualità e l’intensità dell’attività fisica sono fattori cruciali, ma smentisce l’idea che una attività lavorativa dinamica possa sostituire una attività fisica più propriamente “allenante e organizzata”.

Nel dettaglio, uno studio su oltre 104.000 persone ha fatto emergere che mentre l’attività fisica nel tempo libero riduce gli eventi cardiovascolari avversi e la mortalità per tutte le cause, l’attività fisica lavorativa è associata a un rischio aumentato. In particolare un’attività fisica di moderata, alta o molto alta intensità riduce il rischio rispettivamente del del 10%, 18% e 9%. Invece alti livelli di attività fisica lavorativa aumentano significativamente il rischio dal 16% al 35% (a seconda dell’intensità).

Conclusioni e Raccomandazioni

Le linee guida sull’attività fisica dovrebbero essere quindi adattate in base al tipo di lavoro e alle esigenze individuali e, nei limiti del possibile, sarebbe opportuno valutare una costante differenziazione delle mansioni svolge lavori di tipo fisico (sebbene non sempre sia semplice porre in pratica questa opzione).

Approfondimenti

Martin Halle, Melanie Heitkamp, Prevention of cardiovascular disease: does ‘every step counts’ apply for occupational work?, European Heart Journal, Volume 42, Issue 15, 14 April 2021, Pages 1512–1515,

Andreas Holtermann, et al., The physical activity paradox in cardiovascular disease and all-cause mortality: the contemporary Copenhagen General Population Study with 104 046 adults, European Heart Journal, Volume 42, Issue 15, 14 April 2021, Pages 1499–1511.

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