Iene o asini che volano?

Noto che ad ogni nuova puntata delle Iene (seguitissima trasmissione su Italia Uno), si alza sempre di più il tiro riguardo la salute e (come avevo già detto) non contenti di quanto hanno combinato con il caso Stamina, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, ci riprovano con il cancro e l’alimentazione. Ben consapevoli che l’italiano medio quando può trovare un nemico comune (per esempio le case farmaceutiche), un bel complotto a cui credere, e qualche eroe che elegge tale solo perchè in controtendenza, non vede l’ora di esaltarsi. In un periodo in cui non ci sono omicidi eclatanti per identificarsi tutti nei panni del criminologo, esaurito l’effetto Costa Concordia (tutti gli italiani erano capitani di vascello) e in attesa di diventare tutti dei commissari tecnici con l’inizio dei mondiali di calcio, da qualche mese ci si sente tutti oncologi e nutrizionisti.

Nemico numero uno è l’alimentazione “tradizionale” quella tipica del bacino mediterraneo, una delle poche cose buone che ci siano ancora rimaste e che, da buoni esterofili amanti delle esasperazioni, delle incongruenze e delle ammmericanate stiamo cercando di demolire. Non voglio neppure spingermi in ricerche e spiegazioni di tipo scientifico, perchè buona parte delle persone non le leggerebbe neppure. Voglio limitarmi a fare una considerazione.

Ipotizziamo che quelli delle Iene abbiano ragione che tutto quello che abbiamo mangiato sino ad ora sia veramente sbagliato, che sia innaturale, che provochi cancro, morte e disperazione, dovremmo aspettarci una vita media veramente bassa rispetto alla media degli altri popoli. Per esempio quello ammmericano che pensa sempre di avere qualcosa da insegnare. Vediamo allora qual è la vita media degli Italiani provocata anche della loro pessima dieta mediterranea che tanto piace alle industrie farmaceutiche (che però non esistevano ancora al fiorire di questo regime alimentare… quindi come hanno fatto a costruire il complotto?).

E bene se osserviamo le aspettative di vita delle nazioni con almeno 100.000 abitanti, l’Italia è al terzo posto nel mondo(1), con una aspettativa di vita crescente e pari a 82 anni, superata solo da Giappone (84 anni) e Andorra (83,5). Se davvero l’alimentazione è la prima causa di patologie (e in parte questo è vero) come mai un popolo che mangia tanto male è tra i più longevi al mondo?

Certo qualcuno obietterà che dipenda anche dall’ottimo livello delle cure mediche (caspita siamo così longevi grazie a quelli che complottano contro di noi? Allora spero che organizzino un complotto ancora peggiore, perchè non mi dispiacerebbe arrivare almeno a 120 anni). Inoltre se dipendesse solo dall’efficienza delle cure… come mai gli Stati Uniti sono al 29esimo posto? Non mancheranno mica bravi medici? Quelli no, ma forse mancano dei bravi cuochi e brave massaie che, poco abili con FaceBook ma geniali ai fornelli, hanno contribuito a questi risultati.

Veniamo poi alla Bibbia di chi si accanisce contro questo tipo di alimentazione: il libro “The china study“. Non manca dibattito in cui qualcuno non lo citi. Soprattutto i vegani etici, quelli che non vorrebbero far soffrire gli animali, ma evidentemente non si sono accorti che il libro segnala la sperimentazione animale come strumento d’indagine statistica. Sarebbe da chiedersi come mai in Italia, una delle Nazioni in cui si legge meno al mondo (malgrado a giudicare dalle aspettative di vita il tempo non manchi) tutti fingono di aver letto questo libro. E’ evidente che non sia vero, lo si cita perchè altri lo hanno citato e molti, pur senza averlo letto, lo hanno comprato(facendo la fortuna dell’autore). Vi do un consiglio, prima di continuare a citarlo… leggetelo! Ma leggetelo davvero, almeno per sapere di cosa state parlando. E quando ne avrete terminato la lettura, leggete anche questoche è pure gratis, e comprenderete quanto solide siano le basi scientifiche che tanto vi accanite a difendere, comprenderete anche come mai qualcuno ha affermato che The china study dal punto di vista scientifico non vale di più di un romanzo rosa.

A seguito della pubblicazione di questo post ho ricevuto diverse repliche sia a favore che in contrapposizione a quanto scritto. Una in particolare, di Maurizio Falasconi, la ritengo particolarmente interessante perchè racchude la maggior parte delle obiezioni espresse da chi segue una dieta vegana. Ho quindi ritenuto, col consenso dell’autore, di pubblicarla qui di seguito assieme a quella che è poi stata la mia replica, in modo che chiunque possa avere più elementi per formarsi una sua opinione senza condizionamenti di parte.

replica di Maurizio Falasconi

Caro prof, mi tiro un po’ fuori dal coro degli elogi sperticati nei suoi confronti e le spiego, ovviamente, il perché.

Prima, però, una doverosa premessa: nonostante sia sempre più evidente un suo “accanimento al contrario” (nel senso che lei non fa che criticare la scelta di alimentarsi in modo vegan), ribadisco la mia totale stima e rispetto nei suoi confronti e spero che il tono del mio intervento sia compreso per quello che effettivamente è, ovvero il pensiero di una persona che non la pensa come lei (in questo caso specifico).

Partirei da una veduta comune: danno fastidio anche a me i vegani fondamentalisti, oppure quelli che si sentono portatori di verità assolute (ma questo vale x tutti), oppure ancora quelli che si auto posizionano su un piano morale superiore.

Esistono però anche i vegani come il sottoscritto, che dopo oltre 40 anni di convinto “onnivorismo” decide, per cause che non le sto ad elencare qui (ma che, se vuole, può ascoltare in un mio video presente su youtube), di cambiare completamente abitudini alimentari (e non solo…). Il fatto è che io sono un personal trainer e tecnico federale FIPE, preparatore atletico, allenatore FIGC, istruttore di fitness, nonché ex calciatore (professionista e dilettante) e, in quasi due anni e mezzo di alimentazione totalmente vegana, ho avuto diversi benefici, sia in ambito salutare che prestativo. Non mi sono venuti i superpoteri e non ho sconfitto nessuna patologia letale (fortunatamente non ne ho avuto bisogno), ma sicuramente il mio sistema immunitario è diventato più forte e più reattivo di prima. Inoltre, ho recuperato circa dieci chili di peso corporeo, quasi tutti a carico della massa magra. Diciamo che ho ottenuto risultati “importanti”.

A questo punto le rivolgo alcune domande:

  1. sinceramente prof, ma lei ha mai provato l’alimentazione vegana, visto che ne parla sempre in termini negativi e/o pericolosi?
  2. lei considera il prof. Veronesi, il prof. Berrino, il prof. Leonardo Pinelli, la dott.ssa Luciana Baroni (cito solo alcuni nomi di medici nutrizionisti e/o oncologi) degli sprovveduti?
  3. lei considera The China Study poco più di un romanzo rosa. Ovvero un testo che raccoglie circa 750 riferimenti bibliografici sottoposti a referaggio da parte dei competenti organi di controllo… (Questa non è una domanda ma una constatazione);
  4. lei considera il prof. Campbell, il dott. Dean Ornish, il prof. Neal Barnard, il prof. Robert C. Richardson, il dott. Caldwell B. Esselstyn Jr., il dott. John McDougall, dei medici non sufficientemente preparati, o addirittura dei manipolatori di dati scientifici? (Per chi non li conoscesse, sono tutti medici che hanno condotto e pubblicato studi su persone malate di diverse patologie e che hanno guarito attraverso un’alimentazione a base vegetale).
  5. lei considera affidabili le indicazioni dell’American Dietetic Association, ovvero la principale organizzazione dei professionisti dell’alimentazione e della nutrizione degli Stati Uniti e la più grande al mondo? Perché la posizione ufficiale dell’ADA è che “le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti”.

Mi perdoni se sono stato troppo prolisso, ma ho letto troppe volte dei suoi articoli “contro” l’alimentazione vegana e, data la mia grande stima nei suoi confronti, non ho potuto non scriverle il mio punto di vista (diverso dal suo), nella totale convinzione che solo dal confronto (rispettoso ed educato) si possano migliorare le conoscenze di tutti…
La saluto e la ringrazio per l’attenzione che dedicherà al mio commento

la mia risposta

Gentilisssimo Maurizio Falasconi non posso che apprezzare il suo intervento dato che non scrivo alla ricerca di una approvazione “senza se” e “senza ma”. Tuttavia ci tengo a ribadire che il mio non è accanimento contro chi segue una dieta vegana o vegetariana, non a caso nella premessa di uno dei miei post ho scritto “Sia detto subito, ho il massimo rispetto per chi sceglie di seguire un regime alimentare di tipo vegetariano che, con tutta probabilità, ha buone ripercussioni sulla salute rispetto a chi eccede con l’introduzione di carni animali. Ed ho anche rispetto per chi propende per una alimentazione vegana, sebbene la reputi meno salutare nel lungo periodo, soprattutto se avviata in una fase giovane della vita.”

La mia posizione è semplicemente rispetto al fondamentaliemo alimentare, che per molte persone diventa analogo a quello religioso, lanciando strali o la propria fatwa contro chiunque si avvicini ad alimenti di origine animale, o anche di origine vegetale a dire il vero, come mi capita di leggere ultimamente con post del tipo “la farina è veleno“. Allo stesso modo mi sono espresso contro quelli che hanno simili atteggiamenti acritici nei confronti di alcuni farmaci ed in generale contro chi usa facebook solo per propagandare una filosofia di vita (che è sempre rispettabile) facendola però passare come verità scientifica. Nulla di più e nulla di meno. Ben vengano i vegetariani e, se uno lo ritiene opportuno, anche i vegani. Ma non mi si dica che chiunqe faccia scelte diverse è un assassino, un mangiacadaveri ed epiteti simili che leggo fastidiosamente in giro.

Rispondo anche alle domande che mi vengono poste:

  1. Non ho provato l’alimentazione vegana semplicemente perchè non occorre necessariamente provare a mettere la mano nell’acqua bollente per capire se scotta, basta studiarne le caratteristiche fisiche, anche perchè la statistica non si fa sulla base di un parere nè di 1000 pareri. Sono convinto che la scelta vegetariana (come ho anche detto) sia certamente utile in ottica salutistico/preventiva. Ne sono meno convinto riguardo la scelta vegana. Ma la ragione per la quale non abbraccio una o l’altra strada è banalmente legata al “gusto alimentare”.
  2. Non giudico sprovveduti i medici e ricercatori che mi ha elencato, per farlo dovrei essere titolato almeno quanto loro, e non lo sono. Dico soltanto che sono numericamente una minoranza rispetto a tutto il resto del mondo accademico e scientifico mondiale. E proprio in quanto minoranza fanno più clamore. In secondo luogo ho citato delle statistiche nel mio post, che sono difficilmente confutabili, viceversa sarò lieto di rettificare. Poichè nella mia vita ho sempre studiato, la scienza non si basa su quanto autorevole sia chi compie una affermazione, ma su quanto essa sia verificabile, dimostrabile e ripetibile. Se anche Einstein avesse affermato che 2+2=5 continuerebbe a fare 4, sebbene Einstein non fosse certo uno sprovveduto.
  3. Per spingermi ad affermare quello che ho affermato su The China Study ho postato un file in pdf che giustifica tale affermazione e può essere letto per comprendere le mie posizioni. Inoltre non mi risulta che un simile testo sia adottatto presso alcuna facoltà universitaria. Possiamo credere che non venga adottato per via di un complotto (ma non farebbe onore alla sua chiara e intelligente “critica” alla mia posizione) oppure possiamo pensare che sia per via della scarsa validità scientifica. 4- Vale la stessa risposta fornita al punto 3
  4. Nel giro di una settimana posso fornire dati che affermano esattamente la stessa cosa, e segnalati dall’OMS, in relazione alla dieta mediterranea, oltre ad aver già fornito le statistiche sulla vita media delle popolazioni che abbracciano un simile regime alimentare.

In conclusione voglio ribadire ulteriormente che non ho alcun atteggiamento negativo rispetto ad un regime alimentare vegetariano, nè ad uno vegano, soprattuto se quest’ultimo viene avviato in una fase marcatamente adulta della vita (quindi non imposto ai bambini da parte dei genitori).
Io semplicemente non amo i toni che ho già sopra descritto. Se tutte le “critiche” alle mie opinioni o se tutta la “propaganda” (nel senso buono del termine) rispetto al mondo vegan fossero svolte con toni simili ai suoi, mai mi sarei permesso di scrivere quello che ho scritto, mosso anche dai toni sensazionalistici di una trasmissione televisiva che, avendo già disinformato in passato spacciando per documentarismo quella che sembra essere una truffa, ora continua a far passare il messaggio di guarigioni derivate semplicemente dall’alimentazione.
E parlo di come il messaggio possa essere interpretato dalle persone comuni.

Ancora grazie per avermi dedicato tanto tempo, come ho scritto in passato apprezzo molto di più una critica circostanziata che un apprezzamento incondizionato.

Naturalmente a questo scambio di opinioni è seguita una nuova replica ed una nuova risposta. Anche queste riportate di seguito.

seconda replica di Maurizio Falasconi

Buongiorno Prof., Innanzitutto la ringrazio della cortese, dettagliata e celere risposta e non solo la autorizzo a pubblicarla nel suo blog, ma ne sono anche felice. Credo che una discussione basata su questi toni sia stata utile sia a noi che a tutti quelli che hanno avuto (ed avranno) la “pazienza” di leggerci..

Entrando nei contenuti della sua risposta, non le nascondo che è forte in me la voglia di rispondere ancora punto su punto, ma correremmo il rischio (a parer mio) di dilungarci oltre il dovuto e di far perdere il probabile interesse suscitato dai precedenti nostri interventi.
Mi limiterò ad alcune osservazioni.

I dati statistici da lei riportati, riferiti alla durata di vita media, sono decisamente inconfutabili, così come è inconfutabile il fatto che si riferiscono a persone di una generazione passata, che non si alimentava certo come ci si alimenta nel terzo millennio. Mi spiego meglio: gli attuali 70-80enni non hanno subito (se non per pochi anni) le conseguenze dell’attuale alimentazione, basata prevalentemente su cibi industrializzati, processati, conservati e trattati chimicamente.
Sono stati pubblicati diversi dati prospettici che stabiliscono (anche se sono solo previsioni) che l’età media di vita delle generazioni future si abbasserà clamorosamente nei prossimi anni, e la causa principale (ma non unica, sia chiaro) è proprio l’alimentazione.

Altra osservazione in merito al fatto che il mondo vegetariano e vegano è, attualmente, una netta minoranza, sia nel mondo scientifico/accademico che nel contesto sociale generale.
Beh, questo non significa, a parer mio, che sia di rilevanza minore SOLO perché pochi la pensano in un modo diverso dalla massa. Nel corso della nostra storia esistono diversi casi (reali e conosciuti ora da tutti) in cui la verità di quel momento è stata vista come “eresia”, solo perché contrastava ciò che si pensava e si faceva abitualmente ed era semplicemente consolidato da anni, mentre oggi appare quasi impossibile che ciò sia realmente accaduto. Basti pensare che fino a 150 anni fa era “normale” la schiavitù…fino a 100 anni fa era “normale” che le donne non votassero…fino a 50 anni fa era “normale” la discriminazione razziale…fino a 25 anni era “normale” che gli omosessuali non avessero alcun diritto…ed oggi è “normale” cibarsi di animali, usandoli, sfruttandoli, torturandoli e massacrandoli, quando la ricerca scientifica (non tutta, per carità) ci dice che non ne abbiamo affatto bisogno, ma lo facciamo SOLTANTO per soddisfare il nostro gusto.

Mi permetta di precisare che questa mia ultima osservazione NON vuole essere assolutamente moralistica: l’ho detto nel commento precedente, sono stato carnivoro convinto (non onnivoro, ero proprio carnivoro) per oltre 40 anni e non posso e non voglio permettermi di fare la morale a nessuno….ho solo riportato il mio pensiero, basato, lo ammetto, anche su una componente emotiva ed empatica nei confronti di tutti gli esseri viventi…..so che mi perdonerà per questo.

A presto prof..

PS.: Relativamente al punto 1, dove lei dice che “non occorre necessariamente provare a mettere la mano nell’acqua bollente per capire se scotta”…trovo questo paragone inadeguato, in quanto, nel caso dell’alimentazione vegana non esiste un’unica corrente di pensiero scientifico (ergo, non tutti dicono che “scotta”), ma abbiamo chi dice che è inadeguata e chi dice che è perfetta per l’essere umano. Quindi, a parer mio, l’unico modo per tentare di trovare la risposta corretta, è acquisire più elementi conoscitivi possibile e poi PROVARE su se stessi…..anche perché, solo in questo caso riuscirà a percepire gli innumerevoli benefici legati a tale scelta

la mia risposta

Carissimo Maurizio, sul fatto che i dati statistici facciano riferimento alla passata generazione, non solo sono in accordo, ma credo che proprio questo elemento confermi la mia posizione. Nel senso che, dato che la dieta mediterranea è stata certamente il cardine delle passate generazioni, e dato che prevedeva la presenza di prodotti animali (e derivati) è proprio la conferma della sua idoneità (ovviamente non sto considerando il discorso etico). L’aberrazione attuale è nell’aver sovvertito le proporzioni e le quantità, assumendo dosi spropositate di cibo (in generale) e di origine animale (nello specifico).

Sono altrettanto concorde nel considerare che non sia il numero di esponenti scientifici a determinare la validità di una teoria, viceversa dovremmo ritenere la terra piatta visto che solo Galileo sosteneva il contrario. C’è anche da dire però che non ci troviamo più in un simile periodo storico e, sebbene non si possa usare per la scienza il metro della democrazia (la maggioranza vince), non si può usare neppure il metro della moda (la novità è per forza migliore rispetto alla consuetudine).

Da un punto di vista etico/morale (ma anche salutistico) di sicuro non amo le moderne tecniche di allevamento/abbattimento del bestiame. Ed infatti mi astengo a monte dal valutare questi aspetti. Nel senso che auspicherei un modello di allevamento (e consumo) di prodotti animali non certo di tipo industriale.
Sicuramente diverrei vegetariano se toccasse a me in prima persona abattere (o assistere all’abbattimento) di un animale, anche in condizioni non disumane.

Sebbene sia concorde sul piano etico, mi permetto ugualmente una provocazione (e specifico che è tale). Questa provocazione prende spunto dalla teoria denominata Teiera di Russel (chi vuole può approfondire il tema).
Ipotizziamo che anche le piante soffrano e siano a loro modo esseri senzienti, ma che noi essere umani non abbiamo ancora la tecnologia per poterlo verificare. Se un domani ne avessimo la certezza… a quel punto l’essere umano di cosa dovrebbe nutrirsi? E quali sono le forme di vita che meritano il rispetto etico e quali quelle che non lo meritano? Cioè… se una zanzara mi punge, devo lasciarglielo fare per ragioni etiche? Devo schiacciarla o lasciarla morire di fame? E di esasperazione in esasperazione (che ho capito benissimo non riguarda il mio interlocutore) se ho un’aggressione batterica… devo sperare di cavarmela o posso usare un antibiotico? Ripeto capisco che si tratta di esasperazioni/provocazioni, ma è “contro” queste che io mi schiero, non certo contro il “semplice” essere vegani e/o vegetariani.

Infine vorrei precisare che il precedente esempio, sull’acqua bollente, non voleva essere una similitudine tra l’essere vegani e scottarsi, ma davvero solo un esempio fra teoria e pratica.

Sempre ai fini di una maggiore comprensione del tema trattato, e per favorire sia il confronto che l’acquisizione di un proprio punto di vista da parte di chi legge, reputo utile inserire la replica della Dott.ssa Bartocci che, elemento importante, è una biologa nutrizionista.

intervento della Dott.ssa Bartocci

Buonasera, mi inserisco pur non conoscendo l’opera del Dott. De Pascalis (e mi scuso per questo), ma conoscendo invece bene la preparazione di Maurizio.
A prescindere da questo mi inserisco in questa discussione perchè l’argomento mi tocca e perchè me ne occupo professionalmente: sono una biologa nutrizionista, vegana per scelta da molti anni (14 su 37).
Mi preme sottolineare due punti: il primo è che credo sia bene sempre specificare cosa si intende per “alimentazione vegana”, perchè anche molti studi scientifici che ci sono a riguardo non sempre ne descrivono i contenuti (per esempio quelli che si basano su questionari e non dati clinici) da cui poi emergono dati confondenti.
L’alimentazione vegana può essere declinata in molti modi: non è scontato specificare che si deve far riferimento ad una alimentazione vegana ben pianificata e questa, la letteratura ci dice chiaramente che è in grado di coprire il fabbisogno di tutti i nutrienti oltre che di prevenire e in alcuni casi curare patologie, specie cronico degenerative.
Il secondo aspetto riguarda la pediatria: anche su questo fronte la letteratura ha ormai sdoganato l’alimentazione a base vegetale e si è anzi spinta oltre. I bambini vegetariani e vegani presentano un accrescimento equivalente ai loro coetanei onnivori ma sono meno soggetti alle patologie infiammatorie tipiche dell’infanzia e sono meno predisposti ad obesità infantile e in età adulta.

Anche a questo intervento è seguita una mia replica

Gentile Dott.ssa Bartocci temo che continui a non essere chiaro il motivo della mia contestazione, che non è legato in via esclusiva e unidirezionale al mondo vegano/vegetariano, ma che (ad esempio) interessa anche altri regimi per molti versi contrapposti alla dieta vegana (es. paleodieta e simili) ogni volta che leggo aberrazioni fondamentaliste o elementi sconnessi da dati scientifici (es. variazioni del ph).

Quindi non è una presa di posizione contro la dieta vegana ma contro i fondamentalismi che si spingono a fare terrorismo alimentare pur di acquisire nuovi proseliti. Così come, pur lavorando nell’ambito del fitness, uno dei miei libri parla del problema connesso all’esasperazione/dipendenza dal fenomeno, e dei rischi che ne conseguono. Questo solo per chiarire ancora meglio il perchè dei miei interventi.

Tornando al discorso dell’alimentazione vegana sui più giovani conosco i dati cui fa riferimento, ma so anche che altra letturatura si esprime segnalando danni neurologici irreversibili in bambini con deficit di vitamina B12 allattati da madri vegane a cui viene fatta seguire una alimentazione vegetariana. Questo è solo uno degli elementi, e sono certo che potrà confutarlo/contestarlo con qualche altra ricerca visto che, lei m’insegna, ogni affermazione ha ricerche che possono confermarla e richerche che possono smentirla.

Così come i medesimi dati possono essere forzatamente interpretati in modo da confermare una teoria, come spesso accade nel volume che ho criticato (e per le cui critiche ho segnalato le ragioni). Per questo, al di là di singoli riferimenti bibliografici “pro” o “contro” un regime alimentare, ho citato dati statistici “neutri” che ciascuno è libero di interpretare facendo ricorso anche al semplice buon senso, visto che non tutti hanno la possibilita di essere affiancati da un nutrizionista o da un esperto ogni qualvolta debbano alimentarsi.

Riguardo ai bambini onnivori ed obesi non solo mi sono già espresso, ma mi sono spinto oltre, paragonando i genitori che non se ne curano a quei genitori che permettono ai bambini di alcolizzarsi e fumare, spingendomi a chiedere se non sia meglio (sempre in chiave provocatoria) togliere perfino l’affidamento ai genitori naturali.

Credo infine che anche il semplice “gusto” meriti rispetto nella scelta dei prodotti alimentari. Quanto al cibo come terapia ritengo poi che ci si sposti su un terreno completamente differente visto che il trattamento delle patologie (e non la loro prevenzione) competa ad altri ambiti disciplinari.

La ringrazio per il suo commento e per il suo tempo.

_______________
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_aspettativa_di_vita

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